lunedì 4 febbraio 2019
Un'equipe di fisici e chimici italiani ha analizzato con la luce di sincrotrone la superficie di un violoncello della grande liuteria cremonese, ricostruendo materiali, tecniche e stratificazione.
Svelato il segreto della vernice degli Stradivari
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Per molti è nella verniciatura a strati il segreto della sonorità degli antichi violini realizzati dai grandi liutai cremonesi come Stradivari e Amati. Se in realtà il segreto resterà per sempre un mistero (a meno di non accettare la verità più semplice che non c'è segreto alcuno se non nell'estrema perizia sviluppata da decenni di esperienza da parte di questi maestri e nella generale qualità dei legno, maturato per di più da secoli di uso), di certo è stato svelato il segreto della vernice.

Una equipe di fisici e chimi delle Università di Pavia e Torino è riuscito infatti a ricostruire scientificamente il procedimento per la stesura di vernici, colle e pigmenti, tramandato per secoli solo per via orale. La potente luce del sincrotrone Elettra nell'Area Science Park di Trieste, come un super microscopio 3D, ha infatti permesso di analizzare in maniera non invasiva le finiture di un violoncello costruito da Guarneri del Gesù. I risultati sono pubblicati sulla rivista Epj Plus.

Grazie alla tecnica di microtomografia computerizzata a raggiX (microCT), simile ai sistemi tac ospedalieri, ma con un dettaglio di gran lunga maggiore, è stato possibile studiare la morfologia degli strati di finitura sovrapposti in un grosso frammento del violoncello danneggiato dal tempo.

A partire dalle immagini si è ricostruita la distribuzione dei materiali (identificabili attraverso tecniche spettroscopiche), risalendo al procedimento di stesura. «Si possono individuare dai tre ai quattro strati» ha spiegato Marco Malagodi, responsabile del Laboratorio Arvedi di Diagnostica non invasiva dell'Università di Pavia. «La presenza di materiali quali vernici oleo resinose, usate per le finiture superficiali, è ormai stata confermata dalle numerose indagini condotte sui più importanti violini storici della tradizione cremonese. Inoltre si sono potuti identificare pigmenti naturali di colore rosso, quali terre rosse a base di ossidi di ferro, oltre alla presenza in diversi casi anche di coloranti organici a base di lacca di robbia. Per quanto riguarda i trattamenti del legno, è interessante notare come le ricerche abbiano confermato l'utilizzo di colle proteiche addizionate con cariche inerti, quali solfati osilicati», che venivano usate come riempitivi »delle porosità del legno, per conferire maggiore spessore e impedire che potesse assorbire la vernice che sarebbe poi stata applicata sulla superficie».

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