Scambio d’orchestre: è “Complicità”!
Intervista a Michele Mo

Uno scambio d’orchestre e due concerti “imprestati”. Alla fine ci guadagnano tutti: il pubblico, gli organici, i bilanci. E la musica. È una collaborazione interessante quella nata, per la stagione in corso, tra l’Orchestra Filarmonica di Torino e l’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza. Interessante per diverse ragioni: perché porta con sé un’osmosi di conoscenze e idee, all’insegna della qualità, ma anche perché rappresenta un buon modello di imprenditoria culturale (aspetto da guardare con attenzione, tanto più in questi tempi, con risorse economiche sempre più difficili da trovare).
A gennaio l’orchestra torinese è stata ospite nel capoluogo veneto, dove, in una serata da tutto esaurito al Teatro Comunale, ha presentato in replica uno dei suoi concerti di stagione: protagonisti Rachmaninov, proposto nell’interpretazione acuta e raffinata del pianista Pietro De Maria, e Dvořak. Sul podio il direttore Giampaolo Pretto. Martedì 14 maggio, a Torino, (Conservatorio Verdi, ore 21) saranno invece i Vicentini a giocare in trasferta sul campo nostrano. Il programma, tutto dedicato a Brahms, non è da meno: si comincia con il Doppio Concerto op. 102, affidato a due solisti del calibro di Gregory Ahss al violino ed Enrico Bronzi al violoncello, per poi approdare alla Sinfonia n. 2. Per l’occasione l’orchestra sarà guidata da un grande maestro come Alexander Lonquich.
Approfondiamo, con il presidente dell’Orchestra Filarmonica di Torino, Michele Mo, la genesi e il funzionamento di questa particolare collaborazione.

Maestro Mo, da dove nasce l’idea di uno scambio con l’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza?
«L’idea è nata insieme al nostro direttore musicale, Giampaolo Pretto. È stato lui a segnalarci l’Orchestra del Teatro Olimpico, mettendo in luce alcuni tratti comuni con il nostro modo di lavorare. In effetti le affinità non mancano: entrambe le realtà, ad esempio, hanno deciso di investire molto sui giovani, accogliendoli in orchestra e puntando sulla loro crescita. Così abbiamo contattato il direttore generale dell’orchestra, Piergiorgio Meneghini, e di comune accordo abbiamo dato vita al progetto».

Anche nella scelta dei programmi si vede un buon equilibrio di forze…
«Sì, i parallelismi non mancano. Le due orchestre hanno deciso di affrontare le rispettive trasferte portando con sé una guida stabile. Per noi è stato Giampaolo Pretto. Per i colleghi veneti sarà Alexander Lonquich, che dell’orchestra è direttore principale. Inoltre, in entrambi i concerti sono coinvolti solisti di prima grandezza».

Com’è stata per voi la trasferta a Vicenza?
«Molto positiva e soddisfacente. Siamo stati accolti con calore ed entusiasmo, anche dal pubblico. Ora naturalmente ci apprestiamo a ricambiare l’ospitalità».

Qual è il valore di una collaborazione del genere?
«Credo che i pregi siano evidenti a tanti livelli. Innanzi tutto uno scambio di idee, competenze, programmazioni e modi di approcciare la musica è sempre proficuo, così come è importante che i rispettivi pubblici imparino a conoscere proposte nuove. Ma lo scambio è anche un esempio di intelligenza economica».

Cioè?
«C’è un risparmio di risorse che ci consente di aumentare l’offerta, tenendo i conti in ordine. Grazie al coinvolgimento dell’Orchestra del Teatro Olimpico, quest’anno nella nostra stagione abbiamo potuto inserire dieci concerti, anziché i tradizionali nove. Ma, ovviamente, i costi per l’appuntamento extra sono molto più contenuti rispetto a quelli che avremmo avuto dovendo “montare” un concerto da zero. In questo modo si ottimizzano molte risorse, a cominciare da quelle legate ai tempi delle prove. È una buna strada, a patto ovviamente che i livelli qualitativi siano, come in questo caso, elevati».

Proseguirete in questa direzione?
«Sicuramente sì. Non posso ancora svelare i contenuti della prossima stagione, che presenteremo a breve, ma posso già anticipare che abbiamo previsto una nuova collaborazione con un’altra orchestra».

Lorenzo Montanaro