È il teatro d’arte più antico del mondo, inaugurato nel 1737 da Carlo III di Borbone, per intenderci quasi mezzo secolo prima della Fenice di Venezia e della Scala di Milano. Alla direzione generale del teatro dal 2020 c’è una donna, Emmanuela Spedaliere, napoletana doc, due lauree in Scienze politiche e in Sociologia, che in realtà al San Carlo ha iniziato 25 anni fa nelle produzioni e oggi gestisce un bilancio da 43 milioni di euro e tutta la macchina operativa che conta ben 400 dipendenti.

Qual è lo stato di salute del San Carlo oggi?

Dopo la riapertura post pandemia ho percepito un grande bisogno di cultura da parte del nostro pubblico, sempre più eterogeneo: giovani, appassionati di lunga data, molti turisti, e questo mi lascia ben sperare. In più, grazie al nostro sovrintendente Stéphane Lissner, che è stato tra l’altro all’Operà di Parigi e alla Scala di Milano, godiamo di un prezioso posizionamento internazionale.

La ricetta per portare i giovani in teatro?

Lavorare sulla loro formazione vuol dire lavorare sul futuro del teatro perché consente il ricambio generazionale. Per me il teatro non deve essere una cattedrale nel deserto, ma è un’industria creativa e la cultura il motore della società.

E in concreto?

La nostra nuovissima piattaforma digitale “On-teatro delle culture” (on.teatrosancarlo.it), la prima di un teatro lirico in Italia, progetto finanziato dalla Regione Campania, ci consente di fare lo streaming degli spettacoli, ma anche di pubblicare i documentari realizzati da 10 giovani registi under 30 che raccontano i territori di Napoli e della Campania. Domani installeremo dei maxischermi nei quartieri per fare di Napoli la vera città dell’opera.

Il teatro è in grado anche di generare posti di lavoro?

Sì, abbiamo fatto nascere Officine San Carlo, recuperando l’ex fabbrica della Cirio sul mare, vincendo un bando sulla rigenerazione urbana. Lì abbiamo creato laboratori sui mestieri del teatro, architettura, design, moda, fotografia, canzone napoletana, coinvolgendo più di 400 ragazzi delle periferie; alcuni di loro continueranno a lavorare con noi all’interno del teatro.

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Luciano Romano
Emmanuela Spedaliere al Teatro di San Carlo

Sul processo di democratizazione del teatro, le potrebbero contestare gli applausi a scena aperta…

Pazienza. Il senso della nostra programmazione e del nostro lavoro è avere il pubblico in sala. Qualcuno all’inizio si era lamentato perché i giovani disturbavano, poi mi hanno detto “ci tengono svegli”. Rimangono poi momenti più formali, con buona pace di tutti.

Quali aspetti del suo lavoro sono i più delicati?

Senza dubbio reperire i fondi e gestire i rapporti sindacali.

Tra capricci degli artisti e imprevisti di scena, come gestisce l’ansia?

Una cosa che mi tranquillizza è sentire i rumori del palcoscenico la mattina quando arrivo, vuol dire che il teatro è in marcia.

Quale prezzo ha pagato per raggiungere la direzione del teatro?

Molto alto, direi l’abnegazione, con due figli è stato molto impegnativo. Lavoro 12 ore al giorno, se c’è spettacolo mi cambio in ufficio e scendo in sala ad accogliere il pubblico.

Sinergie al femminile

Emmanuela Spedaliere, in realtà, non è l’unica donna con un ruolo di primo piano nel teatro napoletano: l’imprenditrice Marilù Faraone Mennella, per esempio, è l’unica presenza femminile nel consiglio di indirizzo del San Carlo che con la legge Franceschini del 2014 sugli enti lirici ha tra le altre cose dato accesso ai capitali versati dai privati: «La mia esperienza è bellissima, ho imparato ad apprezzare il prodotto artistico, proprio come se avessi fatto un corso accelerato di melomania, mentre cerchiamo di realizzare progetti importanti che rendano il teatro un punto di forza attrattiva e di visione per la città e per tutto il territorio circostante. Il nostro teatro è un unicum di bellezza che mozza il fiato è per questo che come imprese facciamo lavoro di squadra per sostenerlo».

Sulla stessa lunghezza d’onda un’altra donna, Luisa Benigno, quarta generazione di imprenditori dello storico calzaturificio Sirio di Napoli in cui oggi ricopre il ruolo di amministratore unico e dal primo ottobre di amministratore delegato: «La nostra partecipazione all’impresa del teatro San Carlo è iniziata con me, ma da sempre la mia famiglia ha sostenuto la cultura dei nostri territori, soprattutto se i progetti coinvolgevano i giovani. L’Art Bonus, in particolare, è un valido strumento a favore di un “mecenatismo” moderno partecipiamo al Concerto di imprese, ovvero un gruppo di imprenditori che con grande sensibilità e in maniera illuminata promuove, partecipa e sostiene diverse iniziative (come la tournée del San Carlo a Parigi con tappa anche al Louvre nell’autunno del 2023, ndr). Per me il teatro e l’opera in particolare sono una passione in grado di rappresentare temi che restano attualissimi, trascendono le convenzioni, le stravolgono e stimolano il cambiamento negli spettatori e in tutti i settori. È vero che le opere sono spesso scritte da uomini, ma come protagoniste e anime delle trame hanno sempre donne coraggiose, passionali, vere, pronte a tutto pur di proteggere gli affetti e i sentimenti veri: nulla di nuovo rispetto alle donne di oggi», conclude Luisa Benigno.