80 anni di Uto Ughi: l’entusiasmo di sempre e nuovi progetti per avvicinare i giovani alla Musica

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Uto Ughi al Teatro dei Rinnovati di Siena (febbraio 2023)

«I compleanni li ho sempre passati in sordina: costituiscono occasioni per ripensare a sé stessi e non sempre i ripensamenti sono buoni». Uto Ughi, alla soglia degli 80 anni compiuti domenica 21 gennaio, si è confidato ad Alex Pessotto del Messaggero Veneto. «In altre parole, non ho mai festeggiato, tranne che una volta a Cascais, dov’ero ospite della marchesa de Cadaval, amante dell’arte che aveva fatto molto per la vita musicale del Portogallo. Nell’occasione, aveva invitato re Umberto. Con Martha Argerich sono stato il protagonista di una serata e proprio re Umberto ci aveva voltato le pagine. È stato un incontro emozionante e suggestivo». In ogni caso «festeggerò il mio compleanno con la musica – prosegue il violinista, come riportato dall’Ansa -. Il giorno seguente ho un concerto al Teatro Carlo Felice di Genova. È bello fare festa in questo modo. La musica è condivisione».

Oggigiorno Ughi tiene una quarantina di concerti all’anno. «Un tempo ne facevo molti di più. Ora non mi piace suonare troppo. Cerco sempre di migliorare, studio parecchio. Nella musica c’è sempre un anelito verso la bellezza, il perfezionamento». Il suo entusiasmo per la musica è quello di sempre: «non solo, viene accresciuto dal fatto che c’è una decadenza musicale da far paura. Nelle scuole, per la musica non è stato fatto nulla, non c’è stato alcun progresso per l’educazione musicale dei giovani: per le nuove generazioni, la musica è il festival di Sanremo. Ma è triste che il Paese che ha dato i natali a grandi compositori e grandi musicisti non abbia dato peso all’insegnamento. Per fortuna abbiamo avuto interpreti che hanno lasciato un’impronta fondamentale. Ma la decadenza c’è eccome e la si vede anche nel pubblico che va ai concerti».

Lo scorso ottobre il Maestro ha lanciato la Fondazione che porta il suo nome, diretta da Natascia Chiarlo, vicepresidente e sua stretta collaboratrice artistica. «Non mi sono speso abbastanza per i giovani. Dovrei fare molto di più. […] Con una fondazione si possono realizzare corsi di studio e altre iniziative. Spero che ottenga validi risultati. L’importante è valorizzare i giovani. In Italia abbiamo il numero più alto di conservatori e il minimo numero di orchestre giovanili. Ciò è deprimente. Vuol dire che per le nuove generazioni non ci sono sbocchi lavorativi».

Alla domanda su che importanza ha avuto l’amore nella sua vita e quanto l’ha dovuto sacrificare per la musica, Ughi risponde senza esitazione: «Non ho mai sacrificato l’amore in favore della musica. L’amore è la molla che ci sostiene in tutto l’arco della vita. Una vita senza amore sarebbe sterile, inutile. La musica non è altro che un arricchimento ulteriore dell’amore».

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